LAVORO, POCHE DONNE MAGISTRATO CON INCARICHI DI VERTICE
Data:
6 Aprile 2024
Casellati: questione di democrazia sostanziale. Roccella: parità fondamentale in decisioni su violenza
Nelle magistrature c’è ancora un forte gap gender, soprattutto negli incarichi direttivi. Nella Corte dei conti su 97 presidenti le donne sono solo 29. Nella magistratura ordinaria dove i giudici donne sono 5.283, il 55%, in ruoli di vertice solo 121 su 420 (il 29%), le magistrate esercitano ruoli di direzione negli uffici giudicanti nel 33,9% dei casi, mentre sono presenti in misura minore – il 23% – tra i dirigenti degli uffici requirenti. Nella magistratura amministrativa sono ancora di meno, come denunciato dal Presidente della Repubblica l’8 marzo: “La presenza femminile nella magistratura amministrativa è ancora sensibilmente inferiore rispetto a quella raggiunta nella magistratura ordinaria”. Nell’Avvocatura dello Stato su 25 avvocati distrettuali 9 sono donne. Il gender gap persiste e anzi si accentua tutte le volte in cui si registra una regressione complessiva del sistema economico, come se le donne fossero le prime, e talvolta le uniche, a dover pagare il prezzo delle crisi. Questo in sintesi il messaggio che viene dal convegno “Gender gap: uguaglianza, diversità e pari opportunità” promosso dall’Associazione Magistrati della Corte dei conti in occasione della seconda edizione della Giornata delle donne in magistratura, che sarà celebrata sempre il 5 aprile.
Il convegno introdotto e coordinato da Paola Briguori, Presidente Associazione Magistrati della Corte dei conti si è aperto con i saluti di Guido Carlino, Presidente della Corte dei conti, Tommaso Miele, Presidente aggiunto e Presidente Comitato Pari Opportunità della magistratura contabile, Margherita Cassano, Primo Presidente Corte Suprema di Cassazione e Gabriella Palmieri Sandulli, Avvocato Generale dello Stato. A loro sono seguiti gli interventi di Maria Elisabetta Alberti Casellati, Ministro per le Riforme Istituzionali e Eugenia Maria Roccella, Ministro per le Pari opportunità e la famiglia; Maria Rosaria San Giorgio, Giudice costituzionale; Barbara Martini, Professoressa Università “Tor Vergata” di Roma Delegata del Rettore alle Pari opportunità e inclusione; Maria Rita Parsi, Psicoterapeuta, già Membro Comitato Onu diritti dei minori; Maria Rosaria Covelli, Capo dell’Ispettorato presso il Ministero della Giustizia e presidente dell’Osservatorio sulla violenza di genere e Maria Cristina Razzano, Consigliere Corte dei conti.
“Il mio auspicio è una parità che implichi sempre il rispetto della diversità come valore superiore e di arricchimento. Quindi non parità avendo a riferimento uno stereotipo maschile su cui adattare quello femminile per assimilazione, perché questo è uno dei motivi che frena il raggiungiamento della parità. Se da un lato c’è un riconoscimento formale dell’uguaglianza sul piano normativo, sul piano concreto e sostanziale la strada da fare è ancora lunga. Per superare il gender gap è necessario ridurre le misure volte ad adattare le scelte delle donne a modelli disegnati da e per gli uomini sviluppando nuove soluzioni, anche normative, per far svolgere a donne e uomini la propria personalità a parità di condizioni”, afferma Paola Briguori, Presidente Associazione Magistrati Corte dei conti.
“La diminuzione del divario di genere è tra le tre priorità trasversali del PNRR. Il percorso è avviato e porterà, auspichiamo con passi sempre più veloci, a una maggiore presenza femminile nel mondo del lavoro, anche nelle posizioni apicali, come testimonia il crescente numero di donne che hanno avuto accesso alle magistrature negli ultimi decenni”, ha affermato Guido Carlino, Presidente della Corte dei conti. A lui ha fatto eco il Presidente aggiunto e Presidente Comitato Pari Opportunità della magistratura contabile, Tommaso Miele: “Il comitato pari opportunità della Corte dei conti si sta impegnando molto in iniziative per superare il divario di genere; credo che veramente bisogna continuare su questo percorso di rinnovamento culturale per eliminare ancora le disparità che ahimè esistono. Mi auguro veramente che un giorno non se ne debba più parlare non già perché si sottace il problema ma perché il problema non esisterà più”.
Subito dopo ha preso la parola Eugenia Roccella, Ministra per le pari opportunità e la famiglia.
“L’ingresso in magistratura è stato un passaggio importante, un punto di svolta nel lungo percorso delle donne verso le pari opportunità. Non si tratta soltanto di ricordare quelle che sono state ‘le prime’ ad accedere a determinate carriere e posizioni, ma di riconoscere l’importanza e la specificità del contributo femminile. Penso ad esempio, in campo giudiziario, a quanto la presenza delle donne nella professione forense e in magistratura abbia inciso e possa incidere sul modo di affrontare il tema della violenza di genere. Sul fronte delle pari opportunità, le iniziative del governo si fondano sulla valorizzazione della differenza, perché è solo riconoscendo e promuovendo la differenza che le pari opportunità possono essere realizzate davvero. Tutto questo passa certamente per la conciliazione tra famiglia e lavoro, per la promozione della parità di genere nell’ambito lavorativo, ma anche per la riscoperta della storia dimenticata di quelle donne che nei loro territori hanno segnato passi importanti e che vogliamo portare alla luce con il progetto ‘L’Italia delle donne’. Anche in questa chiave parlare di parità, come fate oggi con il vostro convegno, è molto importante”.
In rappresentanza della magistratura è intervenuta Margherita Cassano, Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione: “Parlare di pari opportunità, diversità, uguaglianza e del ruolo della donna in realtà vuol dire parlare dello Stato perché lo stato di diritto vive e si alimenta dell’apporto equilibrato armonioso di uomini e donne”
Infine, a chiudere i saluti iniziale, Gabriella Palmieri Sandulli, Avvocato Generale dello Stato
“Per il superamento del gender gap ha molta importanza la capacità di poter bilanciare vita privata e professionale: le istituzioni devono rendere possibile questo bilanciamento, altrimenti la scelta diventa recessiva rispetto alle posizioni apicali perché non compatibili con uno sviluppo familiare. Il PNRR per la prima volta tiene conto proprio di questo approccio e individua le pari opportunità come un punto fondamentale”.
E’ stata la presidente dell’AMCC, Paola Briguori, a introdurre la tavola rotonda ricordando alcuni dati sul gender gap.
La tavola rotonda si è aperta con l’intervento di Maria Elisabetta Casellati, Ministra per le riforme istituzionali: “Per garantire una magistratura equamente rappresentativa, capace – nell’interesse superiore dei cittadini – di rispecchiare e rispettare le differenze, è fondamentale partire da un assunto: parlando di parità di genere, è evidente che non bisogna riferirsi alla sola composizione numerica, ma al diritto di uomini e donne di avere le stesse opportunità, di partecipare, con pari peso e pari dignità, alle decisioni e di poter accedere alle posizioni di leadership. Come ho avuto modo di ribadire in altri contesti, promuovere e mantenere la parità di genere non costituisce il mero riconoscimento formale dei relativi diritti e libertà, ma è una questione che va ben oltre. È una questione di “democrazia sostanziale”. Le donne in magistratura, così come in altri ambiti, devono poter concorrere liberamente ai processi decisionali senza essere penalizzate dalla “doppia presenza” nei ruoli familiari e lavorativi”.
Molto incisivo l’intervento di Maria Rosaria San Giorgio, Giudice costituzionale: “La sentenza della Corte costituzione del 1960, alla quale seguì la legge del 1963 non era così scontata. La dottoressa Rosanna Oliva fu molto coraggiosa a intraprendere quel percorso che poi ha portato all’ingresso delle donne in magistratura, perché nell’articolo 51 della Costituzione c’era una ambiguità di fondo, che poi fu superata”. Poi, parlando dell’importanza delle quote rosa ha portato l’esempio del CSM dove nel 2022 c’è stata una modifica del sistema elettorale del Consiglio. Sono stati effettuati alcuni cambiamenti alcune modifiche che vanno sicuramente nel senso di favorire la partecipazione delle donne. In particolare mi richiamo alla norma che prevede per l’elezione proprio dei togati, che elezione debba avvenire nel rispetto della parità di genere e per quanto riguarda invece i togati si stabilisce che in ciascuno dei collegi territoriali ogni genere debba essere rappresentato in misura non inferiore alla metà dei candidati effettivi. Quindi c’è un passo in avanti rispetto ai precedenti sistemi elettorali in favore di una maggiore rappresentanza delle donne, e un più ampio accesso delle donne al Consiglio superiore. E il risultato delle elezioni appunto del 2022 effettuate per la prima volta con questo nuovo sistema è stata la presenza appunto di 1/3 di donne, proprio di quel terzo dei componenti che rappresenta diciamo la soglia minima perché si possa dire che le donne possano contribuire davvero alla gestione”.
Secondo Maria Rita Parsi, Psicoterapeuta, già Membro Comitato Onu diritti dei minori per capire le ragioni di questo fenomeno “Bisogna andare alle radici della contrapposizione maschile-femminile figura femminile che viene tenuta sempre sotto controllo e non lo è soltanto ancora lo è nel nostro paese per tante in tante tante occasioni non devo dire quello che sta succedendo a livello di studio ma Io credo che molto importante andare alle radici della contrapposizione maschile-femminile”.
Maria Rosaria Covelli, Capo dell’Ispettorato presso il Ministero della Giustizia e presidente dell’Osservatorio sulla violenza di genere ha raccontato i primi 2 anni del progetto.
“Nell’ottobre del 2022 il Ministero della Giustizia ha istituito un osservatorio permanente sull’efficacia della normativa in materia di violenza di genere. Questo osservatorio si basa sulla convinzione che il grado di efficacia della nostra normativa – noi abbiamo un apparato sanzionatorio estremamente importante, uno dei dei migliori d’europa – naturalmente ha una diretta conseguenza sul piano della attuazione. Quindi se non vi è attuazione di queste norme, sia sanzionatorie che preventive, purtroppo l’efficacia non la possiamo riscontrare. I compiti, che è in in dialogo costante col Consiglio superiore della magistratura è quello del monitoraggio dello stato dell’arte e in sede di attuazione della normativa attraverso ma soprattutto la rilevazione delle criticità nell’attuazione della normativa e delle buone organizzative. La situazione oggi è a macchia di leopardo”.
E’ stata poi Barbara Martini, Professoressa dell’Università “Tor Vergata” di Roma Delegata del Rettore alle Pari opportunità e inclusione a presentare lo scenario socio-economico attuale.
“Nei Paesi UE il tasso di attività femminile è il 70% mentre in Italia in media il 55% con enormi differenze tra Nord e Sud del Paese con 4 regioni sotto il 30%: Campania (28), Puglia e Sicilia (27) e Calabria (26). Le donne non cercano proprio il lavoro. Secondo gli ultimi dati Istat il motivo per cui tante donne decidono di non lavorare, di essere inattive, è il carico familiare. Quindi le donne tra i 25 e i 34 affermano che hanno deciso di rimanere fuori dal mercato del lavoro perché il carico familiare risulta essere eccessivamente oneroso. Quindi in realtà abbiamo un problema di conciliazione vita-lavoro. Un tema direttamente connesso alla mancanza di asili nido. È vero non ci sono asili nido, ma il tasso di disoccupazione o il tasso di inattività è tanto più alto tanto meno ci sono asili nido. Quindi le donne non vanno a lavorare alle volte perché non ci sono asili nido. La questione principale all’origine del gender gap, dunque, è relativa prevalentemente alla cura della famiglia e dei figli. Il tema di genere ed in particolare ‘donne’ è multi-dimensionale e come tale deve essere affrontato. Occorrono politiche che favoriscano la conciliazione vita-lavoro ma anche leggi che la facilitano. Tra le donne che lavorano esiste una vera e propria segregazione settoriale di genere perché le donne lavorano in alcuni settori piuttosto che altri”.
Conclusioni affidate alla consigliera della Corte dei conti Maria Cristina Razzano. “Le donne fanno fatica; fanno fatica a studiare, fanno fatica a trovare un lavoro, fanno fatica a mantenere un posto di lavoro, fanno fatica ad accudire i figli e i genitori, fanno fatica ad allattare e a correre per la strada per arrivare in tempo a fare un concorso, fanno fatica a guadagnare la stima e il rispetto. Il divario di genere riguarda tutti, esiste ed esiste anche al di là dei casi eclatanti di femminicidi, delle donne che subiscono violenza, esiste nella nostra vita quotidiana. Ed è per questo che a distanza 78 anni dal voto alle donne e 61 dall’ingresso delle donne in magistratura è necessario continuare a mantenere alta l’attenzione. Il gender budgeting è uno strumento di analisi contabile che valuta l’impatto sul genere (femminile o maschile) delle politiche di bilancio Dal bilancio di genere sul rendiconto dello Stato 2022 emerge che a fronte di una spesa di 992,4 miliardi al netto delle spese del personale, solo 0,41 degli impegni (4 miliardi) a incidenza diretta è per la riduzione delle disuguaglianze”, spiega Maria Cristina Razzano che aggiunge: “sono veramente poche le risorse e si dovrebbe puntare oltre che su interventi mirati alla “protezione” delle donne, anche sulla “promozione” delle pari opportunità per tutti”.
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Ultimo aggiornamento
16 Aprile 2024, 18:12